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PIETRA SERENA
La pietra serena è una pietra arenaria di colore grigio particolarmente utilizzata nell'architettura e in parte anche nella scultura. È tipica dell'architettura toscana, ed in particolare di Firenze, anche se non viene solitamente usata per il taglio dei blocchi da muratura, ma per elementi isolati o decorativi come colonne, cornici e costoloni.
La pietra serena ha una granulometria variabile, che a seconda delle cave passa da medio-fine a grossa. La tessitura della pietra è gradevolmente omogenea, con puntini lucenti dovuti alla presenza di scagliette di mica. Presenta talvolta laminazioni e gradazioni (cioè variazioni della granulometria nello stesso blocco). Talvolta vene di calcite spatica possono dare origini a punti di debolezza. Il carico di rottura perpendicolare non è particolarmente resistente: circa 700 kg/cm2.
Viene lavorata in diversi modi: scalpellato, levigato, fiammato, bocciardato,rigato, sabbiato.
Le due varietà principali sono l'arenaria di Monte Modino, a grana medio-fine, che presenta cave a Fiesole, Vincigliata, Settignano, Valle del Mugnone e un po' tutte le località a nord di Firenze, e l'arenaria Macigno, a grana medio-grossa, frequente nelle zone a sud-ovest di Firenze (Gonfolina nel comune di Carmignano, Lastra a Signa, Montebuoni, Tavarnuzze presso Impruneta, ecc.). Oltre Firenze si trova al Monte Orsaro presso l'Abetone, sul Monte Albano e nel Chianti fino al Monte Cetona. Attualmente la quasi totalità della produzione proviene da Firenzuola. Una varietà di pietra serena di ottima qualità, affine all'arenaria Macigno, proviene dalle colline di Tuoro sul Trasimeno, dove sono presenti due cave attive per l'estrazione della stessa.
Il punto debole della pietra serena è la riduzione di resistenza se posta a contatto con gli agenti atmosferici: nei casi peggiori si può rendere necessaria la sostituzione dopo poche decine di anni, ma non mancano le eccezioni (come agli Uffizi). Il degrado si manifesta con formazione e cadute di croste parallele alla superficie a vista (esfoliazione), polverizzazione, stacchi, fessurazioni, ecc.
Talvolta la decomposizione dei cloriti porta la pietra ad assumere una colorazione avana, che porta a una rapida decomposizione per disfacimento.
Giorgio Vasari la cita nel 1568, Filippo Baldinucci nel 1681 e Giovanni Targioni Tozzetti nel1773, mentre Agostino del Riccio la chiamava pietra delle colline di Fiesole e Dante Alighieri, sempre a proposito di Fiesole, la nomina forse macigno (Inf. XV, 63).
Gli etruschi vi costruirono le mura di Fiesole e le tombe di Comeana, mentre i romani la usarono a Firenze per il Tempio di Marte. Il trionfo della pietra serena si ebbe però con Filippo Brunelleschi, che la usò nei suoi capolavori a Firenze come l'ospedale degli Innocenti, la chiesa di San Lorenzo o la basilica di Santo Spirito (per citare solo tre casi), valorizzando il contrasto tra l'uniforme grigio della pietra posta sugli elementi portanti e gli intonaci bianchi a coprire la muratura. Da allora l'uso della dicromia grigio/bianco nell'architettura rinascimentale divenne canonico; venne per esempio ancora usata da Michelangelo per la Biblioteca Medicea Laurenziana.
A Firenze è presente anche nell'architettura d'esterni; esempi sono il loggiato degli Uffizi, i loggiati di piazza Santissima Annunziata o la facciata della chiesa di San Giovannino degli Scolopi; nell'Ottocento fu riutilizzata in modo massiccio da Giuseppe Poggi, soprattutto per ibugnati nelle facciate dei palazzi.
Se la pietra è a grana fine è possibile scolpirla: per questo fu usata sia nelle decorazioni architettoniche, sia in sculture autonome, come fece Donatello con il Marzocco o l'Annunciazione di Santa Croce a Firenze.
Viene usata per la sua resistenza anche nella pavimentazione: Firenze, Siena e Arezzo sono pavimentate in gran parte con lastre di pietra serena (varietà macigno). Questo utilizzo sembra molto antico se un tratto del Cardo maximus della Firenze romana, venuto alla luce in via Vacchereccia, era pavimentato in lastre di arenaria posizionate ad opus incertum.
Caratteristiche tecniche
- Peso per unità di volume: 2450 kg/m³
- Carico di rottura a compressione semplice: 900 kg/cm²
- Resistenza a flessione: 80 kg/cm²
- Usura per attrito radente: 0,36 mm
- Coefficiente di imbibizione (in peso): 3,00 %
- Coefficiente di dilatazione termica: 0,00114 mm/m °C
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